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Dopo la riforma del catasto spunta l’aumento delle tasse sugli affitti. Governo fuori dalla realtà

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Governo e partiti di maggioranza avrebbero concordato l’incremento dell’aliquota della cedolare secca

Dopo la riforma catastale una nuova ombra aleggia sulla testa di proprietari immobiliari e inquilini. Secondo quanto riportato qualche giorno fa da ‘Italia Oggi’, il governo e alcuni partiti della maggioranza avrebbero concordato l’aumento delle tasse sugli affitti delle case tramite l’incremento della cedolare secca. Draghi & co. avrebbero deciso di aumentare l’aliquota, ora al 21%, fino al 23%. Unico partito, fino a ora, ad essersi detto contrario è stata la Lega che ha riproposto una vecchia battaglia di Federproprietà: l’estensione della cedolare secca agli esercizi commerciali. Silenzio ‘pesante’ da Forza Italia.

Ma non doveva essere «il governo che non aumenterà le tasse?». Eppure questo Esecutivo sembra voler per forza aprire nuovi scontri con un settore vitale per l’economia italiana. L’aumento dell’aliquota potrebbe significare una batosta per i proprietari che già dall’inizio della pandemia hanno dovuto subire duri colpi con il blocco degli sfratti. Tra i cittadini cresce sempre di più la sfiducia. Sfiducia alimentata da un governo che sembra conoscere un unico modo per aumentare gli introiti: colpire gli incolpevoli.

Il mattone nel nostro Paese è considerato un bene rifugio e tantissime persone hanno investito i risparmi di una vita per assicurarsi un tetto o assicurarlo ai propri figli nei prossimi anni. La riforma degli estimi catastali e l’incremento dell’aliquota sugli affitti con cedolare secca produrranno solo effetti spiacevoli per tutti: il blocco della locazione di numerosi immobili e l’aumento del costo degli affitti.

Di questo passo affitti costretti ad aumentare

Un proprietario costretto a pagare di più a uno Stato, che già impone prelievi pesanti, ha solo un modo per difendersi: aumentare il canone di locazione per recuperare i soldi da versare nelle casse dell’Erario. Indirettamente quindi si andrebbe a colpire tutti i cittadini con un aumento medio del pigione in tutta Italia.

È davvero il momento migliore per procedere con certe operazioni visto la crisi economica attuale? A noi sembra davvero di no. Secondo uno studio effettuato dalla Cgia di Mestre nel Belpaese ci sono oltre 4 milioni di famiglie in difficoltà a causa della pandemia e del caro bollette. Senza contare i costi che crescono anche per i generi di prima necessità e con l’inflazione che corre alla velocità della nuova Ferrari di Leclerc e Sainz.

Nuclei che «sono costretti a scegliere: o si mette assieme il pranzo con la cena o si pagano le bollette». Manco a dirlo, secondo il Centro studi le criticità maggiori sono nel Mezzogiorno «dove la frequenza della povertà energetica oscilla tra il 24 e il 36% delle famiglie di quel territorio.». «In Campania – si legge dal report – il range va da almeno 519 mila nuclei in difficoltà a quasi 779 mila, in Sicilia da poco più di 481 mila a 722 mila e in Calabria da poco oltre le 191 mila fino a quasi 287 mila unità». Cifre allarmanti che dovrebbero far capire al Governo che ora non è il caso di aumentare le tasse né sugli affitti né sulla proprietà.

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