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La Bce taglia i tassi di 25 punti, ma il credito resta caro per i piccoli proprietari immobiliari

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Le banche tutelino anche i piccoli e medi mutuatari, non solo i grandi

Il nuovo taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea è arrivato. Ma nonostante la svolta annunciata, per chi ogni mese deve far quadrare i conti tra mutui, bollette e spese impreviste, il sollievo resta più teorico che reale. Il tasso sui depositi è stato ridotto di 25 punti base, scendendo al 2%. Un passo atteso, che consolida una tendenza già in atto e che, nelle intenzioni della presidente Christine Lagarde, dovrebbe accompagnare una discesa graduale dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%. Tuttavia, è proprio questa gradualità che lascia perplessi.

In questi lunghi mesi ci si sarebbe aspettati scelte più coraggiose. Il percorso della BCE è stato fin troppo cauto, fatto di piccoli passi, quando invece sarebbe servita una spinta più decisa per rimettere realmente in moto l’economia europea. Le famiglie e i piccoli proprietari immobiliari hanno affrontato una lunga stagione di rincari e stretta creditizia, senza vedere una risposta monetaria all’altezza delle difficoltà vissute.

In questo contesto, è necessario che almeno le banche facciano la loro parte. Per troppo tempo i tassi di interesse sono cresciuti rapidamente, travolgendo i bilanci di milioni di cittadini. Ora che la fase restrittiva si è (forse) conclusa, è necessario che gli istituti di credito agiscano con la stessa prontezza nel trasferire i benefici ai clienti.

I numeri del risparmio sui mutui variabili

I numeri, sulla carta, parlano di un risparmio concreto ma timido. Secondo Mutuionline.it, per un mutuo da 140.000 euro della durata di 20 anni, la rata mensile dovrebbe scendere da 765 a 747 euro con un risparmio di circa 18 euro e sull’intera durata del finanziamento di circa 4.100 euro. Se si guarda al confronto con inizio anno, quando la rata era pari a 827 euro, la differenza mensile è di circa 80 euro, pari a oltre 19.000 euro nell’arco ventennale.

Secondo le stime del Codacons, invece, il taglio dei tassi dello 0,25% determinerà, a regime, un risparmio sulle tipologie di mutuo più diffuse in Italia compreso tra i 13 e i 30 euro al mese. Per un mutuo a 20 anni di importo compreso tra i 100mila e i 200mila euro, il risparmio sulla rata mensile dovrebbe variare tra i 13 e i 27 euro, pari ad una minore spesa annua tra 156 e 324 euro. Se il finanziamento ha una durata di 30 anni, il taglio produce un risparmio medio tra i 15 e i 30 euro sulla rata mensile, tra 180 e -360 euro annui.

L’urgenza di trasferire subito i benefici ai clienti

Ma questi benefici rischiano di restare sulla carta se le banche non accelerano. Finora sono state rapidissime nell’aumentare le rate, ma molto più lente quando si è trattato di allinearsi ai ribassi. Una doppia velocità che penalizza sempre le stesse categorie: famiglie, giovani coppie, piccoli risparmiatori.

Il sistema bancario deve dimostrare ora di voler davvero sostenere la ripartenza. Non con slogan, ma con fatti. Crif segnala che la domanda di mutui è aumentata del 22,4% nel primo trimestre del 2025, con una corsa alle surroghe (+75,9%) quasi tutta orientata verso il tasso fisso. Anche i prestiti personali crescono (+15,9%), con una richiesta media di oltre 10.000 euro. Il credito c’è, ma deve diventare finalmente accessibile. È il momento in cui il mondo bancario deve dimostrare responsabilità.

Schifone: «Vantaggi anche per famiglie e piccoli proprietari immobiliari, non solo per i mercati»

«È fondamentale che il taglio dei tassi deciso dalla Bce si traduca rapidamente in una riduzione reale del costo del denaro per le famiglie e per i piccoli proprietari – afferma Luciano Schifone, presidente di Federproprietà Napoli –. Le banche devono smettere di limitarsi a osservare e agire con tempestività e responsabilità, soprattutto in un contesto di incertezze geopolitiche e commerciali che continuano a destabilizzare i mercati. Non si tratta solo di numeri o di mercati finanziari, ma di migliorare concretamente la vita di chi ha subito a lungo l’aumento dei costi del credito».

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