Presentato il «Codice del decennale»
Dieci anni fa entrava in vigore la legge 220/2012 per la riforma del condominio. In quest’occasione Federproprietà e Arpe hanno organizzato, presso l’Università Luiss di Roma, un incontro per analizzare gli effetti della nuova disciplina e presentare il «Codice del decennale con la giurisprudenza di merito e di legittimità (2013-2023)».
Un volume, curato da Alberto Celeste, presidente di Sezione della Corte d’Appello di Roma, che attraverso le sentenze prodotte dal 2013 a oggi racconta l’applicazione sul campo della riforma. «È tempo di bilanci, 10 anni sono tanti ma nel nostro sistema giudiziario sono pochi, sono poche le pronunce giudiziarie dopo l’entrata in vigore della riforma quindi è toccato ai giudici di merito dare una risposta» ha affermato Celeste
L’intervento del presidente di Federproprietà
«Noi come Federproprietà abbiamo iniziato a pubblicare il codice molti anni fa, l’ultima pubblicazione risala al 2019, poi c’è stato uno stop per la pandemia e oggi presentiamo il nuovo codice che non poteva non essere dedicato al decennale della riforma del condominio. Federproprietà e Arpe hanno come mission quella di tutelare la categoria dei proprietari di casa che si manifesta anche con il tenerli informati e aggiornati sulle novità legislative. Il travaglio della riforma del condominio è stato lungo, ha occupato tre legislature» ha detto Giovanni Bardanzellu, presidente Federproprietà.
«Non si tratta di una riforma perfetta perché ha risolto alcuni problemi ma ne ha lasciati altri ancora aperti. D’altra parte quella condominiale oltre ad essere d’interesse per la maggior parte dei proprietari di casa è la materia che ha generato il maggior numero di cause nei Tribunali per cui non può pensarsi che muoversi in quest’ambito significasse risolvere in tempi brevi tutti i problemi» ha dichiarato.
La mediazione preventiva e la figura dell’amministratore
Secondo l’associazione alla legge 220 del 2012 (entrò in vigore il 17 giugno del 2013) vanno riconosciuti alcuni meriti tra cui l’introduzione in materia condominiale della mediazione preventiva obbligatoria con l’intento di ridurre il contenzioso nei tribunali; le modifiche alla figura dell’amministratore (che hanno riempito gli artt. 1129 e 1130 c.c. di contenuti che prima non esistevano) che gli hanno conferito una professionalità del tutto nuova che prima non aveva, ma di cui v’era bisogno.
«E’ stato fondamentale – aggiunge Bardanzellu – abbandonare la strada che nelle precedenti legislature era stata imboccata di operare una radicale trasformazione dell’istituto condominiale mantenendo al Condominio la tradizionale natura di ente di gestione intervenire sulle singole disposizioni codicistiche, cercando di eliminare i contrasti che erano sorti sulla loro interpretazione, di stabilire criteri certi e di modularle sulla base appunto di alcuni consolidati principi che la Suprema Corte aveva introdotto nel suo sforzo costante di adattare le disposizioni allora esistenti alle grandi novità edilizie e urbanistiche che si andavano via via profilando e alle nuove tecnologie di cui i fabbricati dovevano essere dotati»
Inoltre tra le novità introdotte dalla riforma sono state importanti l’introduzione dell’obbligo dell’amministratore di aprire un conto corrente intestato al condominio di cui i singoli condomini possono prendere visione per il tramite dell’amministratore ed estrarre copia, con la grave sanzione, in difetto, della sua revoca dalla carica, che gli comporta anche di non poter più svolgere le sue funzioni in quel condominio. Ma anche «l’aver dato una dignità legislativa al supercondominio, che era una figura creata dalla giurisprudenza per disciplinare nuove situazioni sorte a seguito dei nuovi insediamenti abitativi, per le quali le disposizioni del codice del 1942 erano evidentemente inapplicabili», ha concluso Giovanni Bardanzellu.
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