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Verso regole più semplici per l’edilizia privata: più facile regolarizzare abusi di oltre 60 anni

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Le novità nella bozza di legge delega di riforma del Testo unico

Chi possiede una casa di famiglia costruita decenni fa — magari ereditata dai genitori o dai nonni e con qualche difformità rimasta irrisolta nel tempo — potrebbe presto trovarsi davanti regole più semplici e tempi certi per sistemare la propria situazione. È questo l’orizzonte delineato dalla bozza di disegno di legge delega di riforma del Testo unico dell’edilizia, che il ministero delle Infrastrutture sta definendo e che dovrebbe approdare a breve in Consiglio dei ministri.

Tra le novità più rilevanti spicca l’ipotesi di fissare al 1° settembre 1967 una data spartiacque per gestire le vecchie difformità edilizie, insieme a una riscrittura dei titoli abilitativi e delle procedure autorizzative. Come ha spiegato Giuseppe Latour su «Il Sole 24 Ore», l’obiettivo non è aprire una sanatoria indiscriminata, ma offrire un quadro normativo più ordinato e applicabile anche ai casi comuni di piccoli proprietari.

Un percorso di riforma avviato mesi fa

La proposta è il primo passo di un percorso lungo e articolato. È stata preceduta da una consultazione pubblica e, a giugno, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ne aveva anticipato le linee durante un incontro del Tavolo casa. Ora la bozza sta assumendo contorni più definiti e dovrebbe arrivare nelle prossime settimane sul tavolo del Consiglio dei ministri. La riforma avrà una portata ampia: oltre all’edilizia privata, toccherà la rigenerazione urbana e le procedure amministrative per la demolizione e ricostruzione degli edifici, settori spesso rallentati da norme complesse e sovrapposte.

Il cuore dell’intervento: riscrivere il Dpr 380/2001

L’asse portante della riforma è la revisione del Dpr n. 380/2001, il Testo unico dell’edilizia. Negli anni questa normativa è stata modificata a più riprese, creando un mosaico difficile da interpretare per professionisti e cittadini. Il governo punta a un riordino organico, da tempo richiesto da imprese e tecnici.

Una parte decisiva, da affidare a un futuro decreto delegato, riguarda il riordino dei titoli edilizi. L’obiettivo è semplificare i diversi regimi amministrativi e introdurre strumenti più rapidi, come:

  • autocertificazioni e asseverazioni dei professionisti;
  • ricorso al silenzio-assenso per velocizzare i procedimenti.

Saranno chiarite le categorie di intervento soggette a Cila (Comunicazione di inizio lavori asseverata), Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), e permesso di costruire, anche in forma alternativa. Per ogni titolo saranno fissate in anticipo condizioni e tempi certi, così da garantire prevedibilità e limitare l’arbitrarietà burocratica. Verrà aggiornato l’elenco dell’edilizia libera, includendo gli interventi di scarsa rilevanza edilizia e urbanistica che oggi richiedono comunicazioni ridondanti.

Procedure più snelle e sportello unico per il cittadino

Il disegno di legge prevede il diritto dei cittadini a non dover consegnare documenti già in possesso della pubblica amministrazione. Sarà istituito uno sportello unico per tutte le pratiche edilizie, migliorando il coordinamento tra uffici diversi e riducendo i tempi di risposta. Il testo valorizza inoltre il silenzio-assenso e introduce il silenzio-devolutivo: se l’amministrazione competente non risponde entro i termini, la pratica passa automaticamente a un altro ente per la conclusione del procedimento.

Digitalizzazione e trasparenza: la storia dell’immobile diventa accessibile

Altro pilastro è la digitalizzazione. La riforma punta a rendere interoperabili le banche dati pubbliche e a creare un’anagrafe nazionale e un fascicolo digitale delle costruzioni.
Per i proprietari questo significherà poter accedere con facilità alla storia completa dell’immobile — dai lavori eseguiti alle eventuali difformità — rendendo più semplici compravendite, verifiche e controlli. Uno strumento che può dare certezza soprattutto a chi possiede case datate con documentazione incompleta.

Sanatorie e revisione del principio di doppia conformità

Ampio spazio viene riservato alle sanatorie, in continuità con il percorso già avviato dal Salva casa 2024, ma con l’obiettivo di chiarire meglio i confini delle regolarizzazioni.

Due i punti principali:

  • definire in modo chiaro le tipologie di difformità edilizia, per superare le diverse interpretazioni regionali che hanno creato incertezze e rallentamenti;
  • superare o ridefinire il principio di doppia conformità: oggi, per ottenere una sanatoria, l’opera deve rispettare le regole sia al momento della realizzazione sia a quello della domanda. L’ipotesi è eliminare o modificare questo vincolo almeno per le opere realizzate prima del 1° settembre 1967, data che diventerebbe una sorta di «anno zero» dell’edilizia privata.

L’obiettivo dichiarato non è cancellare ogni vincolo, ma fornire regole certe per gestire situazioni molto vecchie e spesso prive di documentazione, evitando la frammentazione interpretativa e i blocchi burocratici che oggi frenano anche piccoli interventi di regolarizzazione.

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