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Riforma del catasto, l’Ue ci riprova. Schifone: «Scovare il ‘nero’ senza colpire chi è in regola»

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Bisogna evitare che l’allineamento dei valori ai prezzi di mercato rappresenti un aumento delle tasse e delle imposte

L’Unione europea ci riprova e ritorna a fare pressioni sul governo italiano affinché prepari una nuova batosta sui proprietari immobiliari già pesantemente tartassati. Bruxelles, infatti, secondo quanto riportato dal quotidiano «La Verità» ha chiesto all’Esecutivo di rimettere mano alla riforma del catasto. Nella Nadef preparata dal ministro Giorgetti, infatti, tra le raccomandazioni segnalate dall’Ue all’Italia c’è la necessità di «Allineare i valori catastali ai valori di mercato correnti». Una raccomandazione che più volte è stata ribadita e più volte è stata respinta al mittente.

Il problema principale è che la riforma dei valori catastali potrebbe comportare, evidentemente, il rialzo delle tasse sugli immobili degli italiani che nella maggior parte dei casi, a differenza di quanto avviene negli altri Paesi, sono proprietari della propria abitazione. Italiani che già pagano cifre notevoli all’erario.

Case, il bancomat dello Stato

«Siamo d’accordo nel far emergere, con una riforma complessiva, gli affitti, gli acquisti e i guadagni in nero. Piaghe che mettono in difficoltà non solo l’Italia ma tutto il settore immobiliare» afferma Luciano Schifone, presidente di Federproprietà Napoli. «Bisogna studiare, però, una ristrutturazione del sistema del catasto che non colpisca sempre i soliti noti, chi ha sempre pagato anche con pesanti sacrifici. Nel 2022 la rendita catastale complessiva ha raggiunto la cifra record di 38 miliardi, con un aumento di 237 milioni, +0,5%, sul 2021. Di questi ben 23,3 miliardi (il 61%) fanno capo a persone fisiche», aggiunge Schifone.

Le case dei cittadini rappresentano già un grosso profitto per lo Stato. Nel 2022 ha incassato ben 41,92 miliardi (un miliardo in più sull’anno precedente). Dall’Imu ha ricavato, infatti, 20,4 miliardi; 6 miliardi dall’Iva, 4,3 miliardi di imposta di registro, 2 miliardi dalle ipoteche, uno sulle successioni. A tutto ciò bisogna aggiungere 4,5 miliardi di Irpef e 3,1 miliardi dalla cedolare secca e 600 dall’Ires. Grazie a questa tassazione così elevata si stima che in dieci anni il patrimonio immobiliare italiano abbia perso 815 miliardi di valore. Nel frattempo i ruderi sono più che raddoppiati: da 278.121 a 594.094. Una tassazione troppo elevata che per l’Ocse oltrepassa il 2,5%.

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