spot_img
spot_img
In primo pianoCasa green, l'UE continua a inseguire utopie: necessario un ritorno alla realtà

Casa green, l’UE continua a inseguire utopie: necessario un ritorno alla realtà

spot_imgspot_imgspot_imgspot_img
spot_img
spot_img

Drammatico l’allarme lanciato da Ance: «Almeno 630 anni per il primo step»

La matematica non è un’opinione, diceva un vecchio saggio. I numeri sono numeri e non possono ingannare. Ma quelli enunciati da Ance rendono ancora più l’idea di quanto è assurdo pensare che la nuova direttiva europea sulla perfomance energetica degli edifìci (Epbd) possa essere applicata così come è. Con obblighi e punizioni.

L’associazione nazionale costruttori ha infatti spiegato che in Italia «sono necessari 630 anni per raggiungere il primo step e 3.800 per arrivare alla decarbonizzazione completa». «Nel biennio 2017-2019, abbiamo ristrutturato mediamente 2.900 edifici all’anno» hanno affermato prendendo a esempio un periodo di riferimento antecedente al Supebonus 110%. Mentre nel periodo «2021-2022, abbiamo ristrutturato 180 mila edifici l’anno, che è l’obiettivo su almeno 10 anni che pone la direttiva Ue. Ciò significa che abbiamo la capacità tecnica, ma bisogna avere la politica e gli strumenti, i finanziamenti europei e nazionali che consentono di tenere questo ritmo».

Non solo, con una domanda così alta di ristrutturazioni, magari finanziati da fondi europei, è difficile che le imprese di costruzioni riescano a stare al passo della domanda. Come già visto con il Superbonus, che nonostante tutto ha generato un numero molto minore di cantieri rispetto all’utopistica richiesta Ue, si ricomincerebbe con il rialzo dei prezzi e una nuova spirale inflattiva.

Casa green, ma il Parlamento europeo alza ancora l’asticella

Nonostante tutto ciò, però l’asticella del Parlamento europeo continua a salire e arriva a toccare la classe D, passando prima per la E, in una corsa a perdifiato verso case sempre più green già tra la fine del decennio e l’inizio del prossimo. Giovedì scorso Popolari (Ppe) Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra, guidati nella commissione Industria ed Energia (Itre) del Pe dall’irlandese Ciaran Cuffe, hanno trovato l’accordo che sarà votato il 9 febbraio prima di approdare in plenaria: il 15% degli edifici più energivori sarà la nuova classe G, ed entro il primo gennaio 2030 gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E.

Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D. Per arrivare alle emissioni zero al 2050. Troppo poche e limitate le eccezioni: case di vacanza, palazzi storici ufficialmente protetti, chiese e abitazioni indipendenti di meno di 50 metri quadrati (che in Italia quasi non esistono).

Le tante domande senza risposta

Scelte scellerate che in compenso costeranno all’Italia 1.400 miliardi per risparmiare lo 0,1% di CO2. L’Unione europea ancora non ha chiarito chi e come pagherà queste ristrutturazioni. Moltissimi proprietari immobiliari, infatti, non sono in grado di affrontare le ingenti spese e tantissimi edifici rischiano di finire fuori dal mercato. Cosa accadrà agli edifici non efficientati? Cosa comporterà l’obbligo? Che “sanzioni” subiranno i proprietari che non riusciranno a rispettare questi parametri? Ancora una volta, e sempre di più, gli euroburocrati dimostrano di essere lontani anni luce dalla realtà e dalle persone comuni.

Potrebbe interessarti anche:

Altre notizie

Lascia il tuo like alla pagina ufficiale di Facebook
e resta aggiornato con tutte le ultime novità!